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Gruppi e scuole alla mostra paralimpica, ora emigrata a Mestre. Il dibattito al convegno con atleti e dirigenti

Gli ospiti del convegno a Cre-ta, nella sala mostra (foto GS Marconi)

di Claudio Strati

Si è chiusa, a Cassola, nel salone di Cre-ta Innovation Hub, l’esposizione della mostra fotografica “La bellezza dei nostri sogni”. Cento foto spettacolari di grande formato, alcune davvero mozzafiato, dedicate all’atletica e a molte altre discipline sportive paralimpiche. La mostra (che in precedenza era stata montata nelle hall d’entrata degli ospedali dell’Ulss 7 A Santorso e poi Bassano del Grappa per alcuni mesi), creata da Fernando De Pieri e basate sugli scatti dei fotografi Adriano Boscato e Francesco Furlanetto, è stata organizzata a Cassola dal GS Marconi e da Veneto Special Sport ed è stata aperta a settembre in occasione delle due manifestazioni “4° Serenissima para athletics meeting” e Mennea Day del Veneto. Numerosi i gruppi e le comitive che l’hanno visitata, nelle ultime settimane parecchie anche le classi del comprensivo di Cassola e di alcuni istituti superiori di Bassano. Dopo la permanenza a Cassola, con la collaborazione preziosa e decisiva della Fondazione Banca Popolare di Marostica Volksbank, a sostegno del progetto “Sport e disabilità”, la mostra si è spostata poi negli ultimi giorni all’ospedale dell’Angelo a Mestre, grazie alla collaborazione dell’Ulss veneziana e dell’assessorato regionale alla sanità.

Il dibattito. Gli azzurri: «Impariamo a superare i limiti mentali»

La mostra ha anche ospitato un interessante dibattito con atleti e personalità dello sport, normodotati e paralimpici nei quali sono stati discussi molti particolari dell’approccio allo sport. Tra gli intervenuti gli azzurri, medagliati agli Europei di Monaco, Andrea Dallavalle  e Sara Fantini, oltre all’atleta di casa, e collega di nazionale, Laura Strati. Tutti e tre hanno sottolineato come lo sport paralimpico possa dare degli input importanti anche agli atleti normodotati, per la forza di volontà e “di testa”: «Gli atleti d’élite si preparano molto a livello fisico, ma spesso sono frenati da limiti mentali che non permettono di performare: gli sport paralimpici potrebbero fungere da ispirazione e da stimolo e dare quel qualcosa in più che le persone con disabilità ci mettono con la mente e la forza di volontà. E ogni limite va sfidato. Gli atleti paralimpici ci dimostrano come farlo nei modi più originali e diversi». Al convegno hanno partecipato l’assessora regionale alla sanità e al sociale Manuela Lanzarin, gli amministratori di Cassola Favaro e Stangherlin e anche rappresentanti delle amministrazioni di Bassano del Grappa, Romano d’Ezzelino, Rosà.

La lezione di Marinella: «Con i paralimpici continue innovazioni»

Interessante a questo riguardo l’intervento di Marinella Vaccari, allenatrice della Fantini e, prima, della Balassini, due fenomeni dei lanci italiani. L’espertissima allenatrice ha spiegato che ha anche allenato atleti con disabilità, e che questo implica molta attenzione ai loro problemi fisici. Ma nascono esperienze fondamentali: «Ho seguito un giavellottista amputato, e quando la protesi gli è uscita, a Budrio, dove esiste un laboratorio di fama, gli hanno inventato una nuova protesi con una sfera al posto della caviglia, per facilitare il lancio. Si è dimostrato un prototipo utile anche ad un altro atleta che si allena a Bologna: la collaborazione tra atleti, tecnici, esperti porta a continue innovazioni». Marinella poi ha raccontato l’incontro con il “vulcano” Martina Caironi: «Il suo commento all’arrivo al campo di allenamento è stato, con la consueta carica di ironia: “Bene, molta gente ma poche gambe”. E tutti a ridere. Lei è una che ha una forza enorme e che sa rasserenare tutti. Una volta in una scuola si è tolta la protesi, una bambina si è messa a piangere e lei l’ha consolata, facendole toccare la gamba e dimostrando che non aveva male, rassicurandola sulla “normalità” della cosa.

Il tavolo dei relatori. Da sinistra Strati, Rosada, Fantini, Dallavalle, Lanzarin (foto GS Marconi)

L’anniversario dell’incidente: poi Mattia è rinato

Tra gli ospiti anche Mattia Dal Pastro, già portiere del calcio amputati, oggi intento a un itinerario di preparazione nello sci di fondo in vista delle Paralimpiadi di Parigi: nel giorno del convegno scattavano i sei anni esatti dal giorno dell’incidente in moto in cui perse l’uso di un braccio. Ha raccontato la sua risalita, dallo sconforto alla “rinascita” grazie ancora allo sport che dà motivazioni e aiuta a “salvarsi”.

La scuola: progressi ma ancora molte lacune

In particolare ci si è soffermati sul mondo della scuola dove, nonostante forti progressi, continuano ad esistere problemi e resistenze nei confronti dello sport. Ne hanno parlato Nicola Toscano del Comitato veneto Paralimpico, Antonella Munaro vicepresidente nazionale della Fispes, Marta Favaro assessore a cultura e sport a Cassola, allenatore e insegnante di professione. Annalisa Rosada, atleta azzurra paralimpica dell’arco, ha ben focalizzato la questione, ricordando come nelle scuole primarie, e poi nelle medie, spesso non si sa come coinvolgere nelle attività di ginnastica o di gioco i bambini con disabilità, perché non ci sono le competenze necessarie: «Così i giovanissimi crescono con la convinzione di essere incapaci di fare qualsiasi attività. Oggi la situazione è un po’ cambiata, ma non dappertutto, occorre continuare a parlarne in tutte le sedi».  

La sala durante ilc onvegno a Cre-ta Innovation Hub (foto GS Marconi)

Le guide, per gli atleti un faro. Nelle Marche un passo avanti

Molto interessante l’intervento di Chicca Mencoboni, atleta ipovedente arrivata a Cassola da Pesaro con la guida Nicolas Chiesi: sottolineando alcuni ritardi che ancora riguardano l’organizzazione dello sport paralimpico, ha spiegato come nelle Marche, anche grazie alla sua determinazione nei confronti delle istituzioni non solo sportive, governative e locali,  si sia riusciti a ottenere che tra gli aiuti pubblici ai paralimpici  non rientrino solo le protesi e gli altri aiuti tecnici e tecnologici, ma anche un sostegno economico al ruolo delle guide, che attualmente sono solo dei volontari ovviamente precari sotto il punto di vista dell’impegno sportivo a fianco degli atleti, che invece hanno bisogno di costanza. Un traguardo importante, che deve riguardare tutta Italia perché, come ha spiegato Chicca, «noi atleti paralimpici siamo un mondo a parte, ma facciamo parte dello stesso mondo dello sport».

Ancora il tavolo, da sin. Rosada, Fantini, Dallavalle, Lanzarin, Favaro, Stangherlin, il moderatore Strati (foto GS Marconi)

Quei sogni nel cassetto che danno motivazione

Presenti anche due forti atleti Fisdir, categoria C21, la velocista luganese azzurra Chiara Zeni, 18 anni, pluri recordwoman della velocità mondiale e ormai affezionata partecipante ai meeting di Cassola, e il ginnasta cassolese Filippo Bordignon, ventenne, convocato ai prossimi mondiali Special Olympics. Da loro è arrivata una ventata di simpatia nel raccontare i loro sogni nel cassetto. Per Chiara il sogno è l’apertura della Paralimpiade di Parigi anche alla sua specialità e alla sua categoria. Per Filippo il desiderio è nello sport ma va anche oltre: «Sogno, un giorno, il matrimonio con la mia fidanzata». Per entrambi applausi meritatissimi.

Elisa Trevisan e il Colore viola

Ospite a Cassola anche l’ex atleta azzurra Elisa Trevisan, che a Rossano Veneto è tra le fondatrici dell’associazione inclusiva Il Colore Viola Onlus. Elisa, affiancata dal presidente Brunello ha spiegato quali passi da gigante abbia fatto il sodalizio nella difesa e nel sostegno a bambini e ragazzi fragili con disabilità, organizzando laboratori creativi, cicli di attività estive, sostegno di queste categorie di giovani nei confronti delle istituzioni. Un lavoro immenso, che prosegue grazie anche all’aiuto di tanti volontari e tante persone. Elisa sarà sempre ospite gradita a Cassola per raccontare come evolve l’attività benemerita di Il Colore Viola.

Un’altra foto del pubblico, tutt’intorno le maxi foto. A destra il moderatore Albrizzi (foto GS Marconi)