
Emma Mazzenga in una foto del 2024 al Palaindoor di Padova (Atleticamente Foto / Fidal Veneto)
di Claudio Strati
Classe 1933, Emma Maria Mazzenga, padovana, ex insegnante di Scienze, è la protagonista più longeva dell’atletica italiana. A 90 anni suonati continua a correre: nel suo medagliere 115 titoli italiani, 31 europei e 11 mondiali. Ha stabilito una quantità di record del mondo nei vari percorsi della velocità. Hanno voluto “intervistarla” gli studenti di psicologia di Padova, coordinati dalla docente Chiara Meneghetti che nello sport fa gare di lunga distanza e le maratone, e che è anche un’atleta del GS Marconi.
Interrogata dagli studenti del corso universitario di Psicologia della Personalità, e anche di un istituto superiore di Bassano, Emma Mazzenga, collegata da casa, ha risposto in modo puntuale, semplice, preciso, concreto, raccontando se stessa con umiltà e nello stesso tempo grande profondità. Tra le sue doti migliori mette la determinazione, la forza di volontà e la capacità di gestire le situazioni e non di subirle. Ringrazia la genetica che la natura le ha regalato. Non vive dimensioni spirituali, si definisce agnostica.

Emma durante il collegamento con due studenti e la prof. Meneghetti
La motivazione e i record
«Volevo fare la ricercatrice, poi ho fatto la professoressa e mi sono anche trovata bene. Feci un po’ di basket e pallavolo, senza tanto interesse. Quando sono arrivata all’atletica ho capito che era il mio sport. Sono una velocista, non ho mai fatto maratone e non so cosa possa pensare una persona che corre per 42 km. Ho fatto i 10mila talvolta, ma non mi piacciono. La motivazione alla mia età? Si trova con le stesse caratteristiche di tanti anni fa. Ora si è aggiunto un nuovo elemento: questa attività fisica mi aiuta a vivere più a lungo e a tenere salda la mente».
Come ci si sente a stabilire dei record? «Una soddisfazione enorme, con un po’ di stupore. A 90 anni e passa ormai questi aspetti si ridimensionano, anche perché non c’è tanta concorrenza, ma la qualità e il valore del risultato sono motivo di grande entusiasmo, è la cosa che pesa di più. Mi piace la gara, sono competitiva, ci metto costanza e passione che sono ingredienti utili anche nella vita. Il primo record arrivò a 75 anni negli 800. Ho conosciuto un’avversaria molto forte, un’americana, con cui ho gareggiato per anni. Quel secondo posto nei 200 mi è rimasto qua, per un decimo, sul traguardo lei si è buttata meglio di me. Poi in altre situazioni lei prevaleva nei 100 e 200, io nei 400, così eravamo felici entrambe».

Il salone dell’università con il collegamento in atto
L’allenamento e l’ansia
L’allenamento e la gara come punti focali della settimana? «Mi alleno tre volte alla settimana, la base sono riscaldamento e stretching, poi una serie di allunghi, anche una cinquantina, a velocità moderata. Il tipo di allenamento ovviamente dipende dalla gara che sto preparando. Un tempo avevo un allenatore, oggi faccio da sola, ormai di esperienza ne ho accumulata parecchio. C’è un’amica che mi prende i tempi. Nei decenni la corsa è cambiata, la falcata oggi non è più quella, il passo si accorcia, bisogna fare allenamenti adeguati senza esagerare. La preparazione mentale? Io non l’ho mai praticata, ma credo che per molti atleti sia indispensabile… Un tennista gioca anche per 5 ore, uno sciatore va a 140 km orari. Negli ultimi tempi ho avuto un vuoto mentale nei 400, forse un problema di ossigenazione, quel tipo di gara non lo faccio più. Sì, sono ansiosa, ansia e stress li subisco, ma ci sono abituata. Quando corro penso per pochi secondi solo alla gara, mi concentro sullo sparo dello starter e poi a spingere finché posso. Non sono certo una perfezionista, penso che sia una vita da incubo se non si è mai soddisfatti. Meglio gustare la soddisfazione dopo una gara vinta. Il cocktail della longevità? La genetica, il Dna, sono alla base di tutto, contano per l’80%, poi bisogna affiancare queste doti naturali con una vita attiva e il controllo dell’alimentazione: io mangio un po’ di tutto, soprattutto verdure ma anche carne e pesce, in quantità limitate. Ognuno deve adattare la sua vita secondo le sue caratteristiche».
Sport a ogni età. Mi sento 70enne
Consiglia lo sport a tutti? Agli anziani? «Certamente sì. E’ importante! Oggi in quartiere frequento altre persone, anziani in strutture loro dedicate, che sono anche un po’ tristi. Con lo sport possono trovare dimensione nuova tante persone, si può iniziare ad ogni età, la corsa è la cosa più facile. Bisogna trovare la prima spinta e cominciare. Prima di tutto serve un adeguato controllo medico».
Che età si sente? «Beh. Non certo vent’anni, mi pare di averne sui 70. Ma non conosco le età precedenti, quindi non posso dare un parere preciso. Se mi confronto con altre persone mi sento più giovane… C’è un segreto: saper uscire di casa, non chiudersi nell’isolamento, darsi da fare».
A Emma piace leggere, visitare mostre d’arte, viaggiare e conoscere cose nuove. E correre, ovviamente. Alla fine della splendida “lezione” ha ricevuto in regalo una felpa di UniPd. Aspettiamoci di vederla sfrecciare con quella.

