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20 aprile 2008
Il dottor Tommaso Morlino, cardiologo e medico dello sport, su alimentazione,
stili di vita, allenamenti: "La migliore medicina è la prevenzione"

Per trent'anni cardiologo negli ospedali, tuttora impegnato con diverse strutture sanitarie, e medico dello sport da anni, il dottor Tommaso Morlino, medico sociale del Gs Marconi Cassola, ha incontrato atleti, tecnici, famiglie nella serata dell'11 aprile 2008 per parlare di alimentazione e stili di vita da raccomandare ai giovani atleti. Ecco una sintesi degli argomenti trattati durante la relazione e nelle risposte alle domande dei presenti. Il messaggio del nostro medico sociale si riassume in poche parole: "La migliore medicina rimane la prevenzione".

> Acqua, così importante, così trascurata

La relazione del dottor Morlino è partita da una semplice constatazione: "Vi sono errori comportamentali che si ripetono nella stragrande maggioranza dei ragazzi e che si vedono subito alle visite medico sportive: nel 99 per cento dei casi il peso specifico delle urine dei teenager è molto alto, cioè sono molto concentrate. Ciò significa che l'acqua, elemento essenziale per l'organismo, è bandita dalle abitudini dei giovani, e questo è un errore fondamentale, per tutti ma ancor di più per chi fa sport. D'estate poi non bere fa rischiare il colpo di calore, e bisogna assumere acqua ancora prima di avvertire la sete, per prevenire la disidratazione. Inoltre molti si rivolgono agli integratori, propugnati ormai come qualcosa senza di cui non si può vivere, quando invece l'essenziale è proprio l'acqua. In un periodo di allenamento bisognerebbe incamerarne almeno un litro e mezzo nel proprio organismo ogni giorno, oltre a quella contenuta nei cibi e nella frutta".

> Mangiare, ma con intelligenza

Un altro aspetto da sottolineare riguarda l'alimentazione: "Un tempo la carne si mangiava tre volte alla settimana, oggi il consumo di carne è esasperato, pare impossibile non farlo ogni giorno, e anche il consumo di insaccati è elevato, e sono ricchi di sale. Mangiamo troppo saporito, inglobiamo troppo sale e c'è nella nostra società una percentuale di ipertesi alta, che poi ritengono di trovare la soluzione dei loro problemi in farmacia. Il Ministero della Sanità pensa di stabilire standard per abbassare la quantità di sale nei cibi. Scopriamo la pressione alta verso i quarant'anni, ma i semi li abbiamo piantati nel periodo dell'adolescenza. Idem per l'aterosclerosi: una ricerca su bambini israeliani ha rivelato che ormai è un problema infantile, il primo "carico" lipidico nelle arterie si riscontra sui 13-14 anni. Il raggiunto benessere trova sfogo nell'alimentazione, ma il conto verrà presentato un po' di anni dopo".
Il pesce, ad esempio, viene consumato poco. Puzza e quindi lo si lascia in disparte. Invece alcuni grassi del pesce sono protettivi per le arterie, certamente più di quelli di salumi e carne. Inoltre assumere troppe proteine non va bene: l'organismo ha bisogno di "bruciare" sostanze diverse e inoltre le proteine non si trovano solo nelle carni. Ad esempio la pasta e fagioli alla veneta è un alimento completo. Mentre vi sono alimenti vegetali, come la soia, che abbassano il colesterolo. Anche una quota di formaggi, specie quelli freschi, sono da raccomandare. Interessante l'uovo, il cui colesterolo non fa aumentare i valori: "A New York conobbi a colazione la bontà delle uova strapazzate con patate e cipolle e presi l'abitudine, a casa, di mangiarmi un uovo strapazzato al giorno. Dopo un anno verificai che la colesterolemia mi si era alzata solo di tre punti".
Si magnifica la dieta mediterranea, ma attenzione, ormai la si è allargata associandola a quella... alpina e appenninica! I medici americani arrivati in Sicilia durante l'ultima guerra osservarono la longevità e la salute dei cittadini del posto, e così nacque l'idea che la loro dieta, "mediterranea" appunto, fosse alla base del loro ottimo stato: ma quelli, ha osservato Morlino, mangiavano 60 o 70 grammi di pasta con un po' di semplice pummarola, mentre oggi nei nostri pasti c'è una quantità di ingredienti e di "aggiunte" incredibilmente diversa.

> "Ascolta il tuo corpo"

"Una volta mi scontrai con una mamma che riteneva che le facessi un dispetto non concedendo il certificato di idoneità sportiva al figlio - ha raccontato il dottore - e che non capiva invece che la mia posizione andava incontro proprio alle esigenze del giovane. Questo ragazzo a 14 anni pesava 82 chili, e giocava a volley, una disciplina che propone di continuo salti e impatti che impegnano la schiena a livello lombare. Io avevo proposto alla signora di far lavorare il ragazzo per sei o sette mesi con allenamenti a basso impatto articolare, di inserire una dieta e rivedere quindi più avanti le condizioni per riportarlo nel volley". Ci vorrebbe dunque più comprensione per certe dinamiche di preparazione che riguardano giovani in crescita.
Gli allenatori più scrupolosi applicano programmi di allenamento con rigore e serietà. "Però qualche volta gli atleti maturano una sindrome di sovra allenamento non percepito come tale, si trovano a vivere in una situazione di fatica cronica e il programma di allenamento viene considerato come qualcosa di stringente, per cui bisogna assolutamente fare la decima ripetuta altrimenti è come se non mi fossi neanche allenato! Soprattutto nell'età evolutiva - ha proseguito il dottor Morlino - il carico di lavoro va rapportato al carico totale della giornata del ragazzo, che è impegnato a spendere molte risorse, ad esempio, nello studio e nell'impegno scolastico. All'atleta bisogna dire: "Ascolta il tuo corpo". Certe cose l'allenatore non può saperle o percepirle. Per cui il capogiro al mattino, il battito accelerato, sono segnali che indicano un possibile sovrallenamento, e forme di svogliatezza e pigrizia in pista o in campo non sempre indicano una scarsa propensione ad impegnarsi del giovane: possono essere spie di un disagio dell'organismo. Ricordiamoci che l'atleta stesso tende a volte a sottostimare la sua situazione fisica. A volte possiamo avere sì un campione in meno, ma anche un malato in meno".

> Fumo, ovvero veleno allo stato puro

Tra le abitudini dei giovani, la pratica del fumo "per darsi un contegno" o "per sentirsi più adulti e maturi" è tra le più deleterie. Morlino, nella sua carriera di medico, ha avuto modo di osservare ad esempio sedicenni o diciassettenni che praticavano il calcio: "Dovreste vedere la percentuale di fumatori tra i giovani calciatori. Ricordo di averne osservato anche alcuni che si facevano una sigaretta durante l'intervallo tra un tempo e l'altro. Mi auguro che un atleta abbia un livello culturale e una consapevolezza più alti, perchè i componenti del fumo si legano all'emoglobina e danno un prodotto che "scaccia" l'ossigeno. In parole povere, dopo una sigaretta possiamo dire che almeno per una ventina di minuti la metà del sangue non è utilizzabile e non porta ossigeno all'organismo, e si va a fortissimo rischio di aritmie strane, o di conseguenze peggiori. Spesso non ci spieghiamo il perchè di morti improvvise sul campo, ma ci possono essere anche componenti di questo tipo. E poi ricordiamoci che alla lotteria del fumo si vince sempre qualcosa, ad esempio il cancro del polmone a cinquant'anni".

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