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14.01.2013
Bella festa provinciale al Vivaldi: si balla in onore dell'atletica
L'ospite Laura Bordignon: "Utili i consigli ai giovani. Pronta alle gare, non mollo!"

Bella festa provinciale al Vivaldi, e alla fine tutti soddisfatti. Oltre agli atleti delle società della provincia hanno partecipato anche molti nostri atleti e i loro famigliari. In conclusione ottimo buffet curato con passione da Denis Busnardo & C.

Un grazie a tutti i partecipanti e a coloro che hanno dato una mano per la miglior riuscita della manifestazione! Ringraziamenti calorosi anche al Gruppo Da Beat, guidato dalla ballerina professionista Sabrina Basso, impegnata di recente anche con i danzatori del gruppo di Michael Jackson a Los Angeles.
Le novità introdotte (le esibizioni spettacolo del gruppio Da Beat, di cheer dance e hip hop, e il travolgente ballo finale sul palco con tutti i nostri mini atleti coinvolti insieme a chi si è voluto aggregare, vedi il video qui sopra) hanno reso più accattivante una manifestazione che altrimenti rischia di essere un po' noiosa. Diciamo che tutti o quasi sono rimasti fino all'ultimo!

Tra gli intervenuti, oltre ovviamente al presidente provinciale Cerin, quello regionale Valente e l'assessore Davide Tosatto. Sul palco per le premiazioni sono stati chiamati, oltre all'ospite d'onore Laura Bordignon e alle autorità citate, anche il commissario dei giudici Pierobon, il nostro consigliere regionale Pigato, il segretario provinciale Mulinari e altri protagonisti del mondo dell'atletica. A completare il cerimoniale l'azzurrina di casa Laura e le atlete Benedetta, Sofia, Sukeyna e Chiara.
A tutti gli atleti premiati è stata donata anche la nostra agenda (Popolare Marostica) con segnalibro marconiano, che potrà far loro compagnia per tutto l'anno.

Molto applaudite le parole di Laura Bordignon, intervistata da Claudio Strati, dimostratasi interprete molto intelligente ed esperta del mondo di questo sport. Ma lo sapevamo già!.

Ecco qui una sintesi dell'intervista.

Lo sport concepito come apertura agli altri, non come un “segreto” da tenere solo per sé. E poi fare sport è una fortuna, non un sacrificio.
Parole un po’ controcorrente (oltre certi luoghi comuni che spesso sono anche metodi di approccio alla vita che riducono lo sport a un fatto provinciale), dette con semplicità e decisione dopo tanti anni di esperienza.
Laura Bordignon è un pezzo da 90 dell’atletica italiana, in particolare nel disco. A 31 anni ha scritto pagine notevolissime: dieci volte campionessa italiana assoluta (e, prima, 22 volte campionessa italiana nelle categorie giovanili), 24 volte in maglia azzurra; ha rappresentato l’Italia a tre Campionati Europei (Goteborg, Barcellona, Helsinki), a due edizioni dei Giochi del Mediterraneo (Almeria, dove ha vinto l’argento, e Pescara), e a due Universiadi. Nel disco ha un personale di 59,21, colto nel 2008, quarta prestazione italiana di ogni tempo. E nel peso il suo pb è di 16,75.
Bassanese, cresciuta atleticamente allo stadio di Marostica, allenata dal papà Pietro, tecnico specialista della Fidal, la Bordignon gareggia per le Fiamme Azzurre, vive a Cassola e da alcuni mesi ha anche iniziato ad allenare i giovani nella società di casa, il Gs Marconi, dove collabora anche il padre.
E’ intervenuta come ospite d’onore alla festa dell’atletica giovanile della provincia di Vicenza, svoltasi a Cassola, ed è stata l’occasione per lo scambio di alcune battute sulla sua filosofia sportiva e anche sugli obiettivi futuri.

Da quanti anni fai atletica?
“Molti. Ho iniziato a sette anni a Marostica e praticamente da allora non ho mai smesso”.
Ti è rimasta la voglia di altri sport, guardi con rimpianto ad altre discipline in cui non hai potuto darti da fare?
“Io ho trovato nell’atletica la più completa soddisfazione. Da ragazza ho giocato a pallavolo, ma ho capito che il gioco di squadra non faceva per me. Vedere una compagna che perde una palla e non poter far nulla mi faceva star male. Nell’atletica invece ero responsabile assoluta di me stessa e di tutto”.
Da sempre hai un allenatore particolare, il papà Pietro, oltre ai contatti con i tecnici della nazionale. Puoi definire in dieci parole il vostro lungo rapporto sportivo?
“Ne basta una: difficile. Abbiamo caratterini non facili. Ma devo dire che è stato ed è un rapporto grande. Tra noi si è instaurata una grande complicità, ci capiamo al volo. La cosa importante è la sua presenza costante, in allenamento e in gara e non solo. Mi aiuta sempre. Oltre a lui devo ricordare certamente anche Silvano Simeon”.
Un monumento del disco italiano, scomparso purtroppo prematuramente due anni fa.
“Sì. L’apporto di Silvano è stato fondamentale, come tecnico e come amico mio e di mio padre. Mi ha insegnato moltissime cose. Devo ringraziarli entrambi”.
Gareggiare per le Fiamme Azzurre significa fare sport a livello professionale. Al di là della normativa italiana che inquadra comunque l’atletica tra le discipline dilettantistiche, per te l’atletica è un lavoro. Che differenza c’è tra il fare sport come professione, o svolgere un altro mestiere?
“La differenza fondamentale rispetto a tanti altri lavori è che io faccio un mestiere che mi piace. Spesso invece capita di fare un lavoro che non soddisfa, ma lo si deve fare per vivere. Io mi ritengo una fortunata che riesce ad avere uno stipendio per impegnarmi nella mia passione. Alzarmi alla mattina e andare in campo ad allenarmi mi fa stare bene. Mi alleno anche nove volte alla settimana, e poi ci sono le gare. Questi non sono sacrifici, ma fortune”.
Da qualche mese hai iniziato ad allenare qui da noi. Come va?
“Molto bene. Più che un’allenatrice mi ritengo una consigliera. Sulla scorta della mia esperienza, credo che ai giovani si debbano dare consigli, più che ordini. Un patrimonio prezioso che deve passare di mano, diventare anche degli altri. Una cosa che nel nostro mondo invece capita di rado…”.
Ovvero spesso i “segreti industriali” si tengono per sé, gli allenatori non li fanno passare ai colleghi e men che meno agli atleti…
“Esatto. Purtroppo alcuni ragionano così. Io la penso diversamente. Con i ragazzi mi trovo bene, non è facile allenarsi ma vedo che ascoltano e lavorano”.
La carriera di atleta però continua. Obiettivi?
“Certamente, io non mollo. Voglio ricordarlo a tutti! Mi darò da fare per creare qualche disturbo alle giovani colleghe che stanno venendo su. E poi ci sono i Giochi del Mediterraneo: io vorrei esserci”.
Il sogno della carriera?
“Ovviamente i Giochi Olimpici. Per me però quel treno è passato”.
E la fettuccia dei 60 metri?
“Un’altra cosa che ho desiderato molto, senza arrivarci per pochi centimetri. Difficile, ora”.
Ma per Laura non è detto. Dalla pedana può partire il disco dei 60 metri. Nulla è precluso, è il bello dello sport giorno per giorno.

Foto: Laura testimonial a un nostro meeting, anni fa, con una allora giovanissima Francesca

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